La Katana e la Spada a Due Mani: opposti che si attraggono?

L’argomento non è per niente nuovo, se siete da tempo appassionati di spade o se frequentate il mondo “nerd”, soprattutto su Youtube: Oriente contro Occidente, fan sfegatati dei manga giapponesi contro giocatori di ruolo e rievocatori storici, a chi non è mai capitato di trovarsi nel bel mezzo di un accesissimo dibattito teso a stabilire se la mitica spada dei Samurai, la Katana, sia superiore o inferiore rispetto all’arma iconica di un cavaliere medievale, la Spada a Due Mani?

In effetti basta fare una rapida ricerca su Youtube per incappare letteralmente in decine di video (uno tra tutti è famosissimo), che mostrano test di utilizzo delle varie armi e sviscerano l’argomento in ogni sua parte, propendendo decisamente per l’una o l’altra delle due spade. Le domande più frequenti che si pongono gli youtuber sono: quale delle due taglia meglio? Quale è fatta con un acciaio migliore? Chi vincerebbe in un duello alla pari tra due contendenti armati rispettivamente con una Katana e una Spada a Due Mani? Domande che in parte vi faranno sorridere, se avete letto altri articoli di questo blog. L’ultima in effetti è molto vaga, dal momento che è praticamente impossibile definire un criterio “standard” per sapere con esattezza chi vincerebbe in uno scontro fra le due armi: l’esito di un combattimento dipende da una moltitudine di fattori, come la preparazione degli spadaccini, le loro protezioni, la loro corporatura e la predisposizione del momento, nonché dal terreno di scontro.

Insomma, almeno per ora possiamo lasciar perdere questa domanda e concentrarci, piuttosto, sull’analisi delle due tipologie di spada. Già, perché in effetti anche trovare una spada “standard” è veramente un’impresa, dal momento che ogni arma veniva creata a mano da uno o più mastri artigiani espertissimi e gelosi delle loro conoscenze, sicché è veramente difficile trovare una Katana quasi identica ad un’altra, e praticamente impossibile, se parliamo di Spade a Due Mani europee. Bisogna piuttosto identificare una tipologia molto generica di spada dalla quale far partire il confronto; mentre le Katana erano, per lo più, molto simili tra loro sui punti salienti della forma, le spade europee variano così tanto che il nostro discorso non potrà che essere parecchio generico.

Perché, innanzitutto, questo accostamento? Come viene in mente a tante persone di comparare due armi così distanti e differenti tra loro, sia geograficamente che materialmente? Il punto di partenza è forse il guerriero che le brandiva, cioè – di norma – il Samurai per quanto riguarda la Katana, e il Cavaliere medievale europeo per la Spada a Due Mani. Inutile ribadire come anche in questo caso il riferimento sia molto generico, soprattutto perché tantissimi cavalieri – se prendiamo come modello il cavaliere pesante del Quattrocento descritto in un articolo precedente – non usavano affatto una due mani, ma piuttosto una semplice Spada d’Arme o anche soltanto una Mazza o un Martello da Guerra. Tralasciando questo punto, possiamo comunque capire come l’immaginario collettivo abbia sempre accostato simbolicamente la figura del Cavaliere a quella del Samurai: si tratta sempre di due guerrieri di professione, altamente addestrati nell’uso della spada e legati (almeno in teoria), a un rigido codice d’onore. Entrambe le spade hanno poi la caratteristica di essere usate, prevalentemente, a due mani, e ciò le ha inevitabilmente messe su un piano simile dal punto di vista di osservatori esterni.

samurai katana vs cavaliere medievale spada a due mani

Katana e Spada a Due Mani, tuttavia, poste l’una di fianco all’altra, ci appaiono subito incredibilmente diverse tra loro. È vero che entrambe possono essere usate con due mani e che hanno una destinazione di utilizzo simile – la guerra e i duelli – ma le somiglianze finiscono qui. La prima è una spada relativamente corta, ricurva, a filo singolo e con una guardia piuttosto ridotta; la seconda è molto più lunga, a doppio filo, dotata di una guardia a croce più ampia e con una forma tale da privilegiare piuttosto l’affondo, pur consentendo ancora una buona capacità di taglio. Insomma, sotto questi punti di vista, siamo davvero agli antipodi. Se volessimo comparare la Katana ad una spada occidentale, forse il paragone migliore sarebbe con qualcosa di simile a un Kriegsmesser: il falcione ricurvo a due mani condivide con la spada giapponese molti più fattori, ed è anche più vicino nel tempo all’epoca storica in cui quest’ultima si delinea in un modello di spada ben definito, ovvero tra XVI° e XVII° secolo.

Ma per il momento restiamo al nostro confronto classico. Abbiamo detto che uno dei fattori presi in considerazione per paragonare le due spade di norma è la capacità di taglio. La Katana viene considerata da molti una sorta di “spada magica”, con un tagliente eccezionale, capace di superare qualsiasi prova e tagliare qualsiasi cosa. Inutile dire che non è così: pur essendo dotata di un ottimo filo e di una sagomatura accurata, si tratta pur sempre di una sbarra di metallo affilata che, come ogni altra spada, deve sottostare a limiti fisici ben precisi. Comunque, effettivamente, paragonata alla maggioranza delle longsword medievali, presenta alcuni fattori che la rendono più pratica per effettuare tecniche di taglio: innanzitutto è più spessa, il che permette di allineare più facilmente la lama con il bersaglio al momento di portare il colpo. Può sembrare una finezza, ma chi ha provato a colpire “tatami” o altri bersagli con una qualsiasi spada sa bene che l’allineamento è tutto, se si tratta di portare un taglio netto. Anche la maggiore rigidità della lama fa sì che la Katana tenda a piegarsi meno durante l’impatto: questo porta, da un lato, a tagli decisamente più netti e regolari, ma dall’altro potrebbe presentare un problema.

C’è infatti un motivo ben preciso se le spade europee tendono ad essere il più possibile flessibili e cioè, in parole povere, rischiare meno la rottura. La forza dell’impatto può infatti essere tale da spezzare una lama d’acciaio troppo dura e il fatto di flettersi, ondeggiando, significa che tale forza viene invece scaricata all’esterno, lasciando l’arma intatta e deformandola solo per pochi istanti, come una sorta di molla. Questo si verifica in una buona Spada a Due Mani (così come nella maggior parte delle lame europee), mentre la Katana, per il suo particolare tipo di tempra, ha caratteristiche fisiche molto diverse: soltanto il filo è infatti davvero indurito, presentando anche livelli di carbonio molto più alti della sua rivale, mentre il resto della lama è composto di acciaio “morbido”. Ciò significa che, pur rischiando meno di spezzarsi, la lama di una Katana potrebbe ancora deformarsi, e questo rappresenterebbe un bel problema dal momento che, perso l’effetto della “molla” di cui sopra, la spada resterebbe piegata, rischiando comunque di diventare inutile. È pur vero che riparare una lama deformata è più facile che farlo con una spezzata (questo è invece quasi impossibile), ma se ci troviamo in combattimento, una o l’altra cosa risulterebbero ugualmente debilitanti: tanto vale portare al minimo il fattore di rischio, sacrificando un po’ di potenziale di taglio.

Per quanto riguarda l’affondo, vale un discorso simile: una spada poco flessibile esercita una forza maggiore, ma rischia molto di più la frattura o la deformazione. La Spada a Due Mani è generalmente caratterizzata da una punta sottile e rastremata, perfetta per insinuarsi tra le piastre dell’armatura pesante e flessibile quel tanto che basta da non rischiare di rompersi nei frangenti più estremi, quando veniva usata nelle tecniche a mezza spada e spinta con forza negli interstizi delle protezioni nemiche. La Katana invece, per quanto dotata di una punta di tutto rispetto e un ottimo potenziale di penetrazione contro coperture leggere, difficilmente potrebbe fare lo stesso.

Non si può certo glissare su un altro punto che differenzia le due spade in maniera drastica: la guardia. Se la classica spada medievale è rinomata per la sua guardia cruciforme, la Katana dispone soltanto di un disco metallico piuttosto ridotto a proteggere le dita – lo tsuba – che potrebbe essere di derivazione cinese e non avrebbe, in definitiva, un vero valore protettivo durante il combattimento. La Spada a Due Mani è invece studiata per massimizzare proprio questo fattore, sia evitando  che la lama nemica possa slittare contro la mano di chi la brandisce, sia consentendo di coprire un’area maggiore del corpo nelle tecniche difensive. Questo la rende di certo più ingombrante, ma non così tanto da farne un problema quando resta appesa alla cintola.

Ci sarebbero ancora molte distinzioni da fare, come il contesto nel quale le due spade venivano usate, le tecniche precise e l’intero stile di combattimento, che è estremamente diverso dal Kendo giapponese all’armizare dei maestri europei. Sono argomenti che si potranno riprendere in futuro su articoli più specifici, ma nel frattempo, per quanto riguarda la struttura fisica della spada, siamo giunti se non altro a una conclusione: Katana e Spada a Due Mani sono armi completamente diverse, create ciascuna secondo una peculiare filosofia di combattimento e per assolvere a un determinato scopo.

È quindi inutile cercare di decidere quale delle due sia migliore in assoluto, anche se abbiamo visto come la spada dei Samurai eccella nel taglio e la longsword nell’affondo. Ciascuna delle due spade rappresenta un abile compromesso tra punti di forza e debolezze, creato ai due estremi del pianeta in epoche simili, ma con tecniche e materie prime differenti. Forse è meglio limitarsi a dire che Spada a Due Mani e Katana sono l’esempio perfetto di come una spada, al pari dell’essere umano, sia il prodotto della cultura in cui nasce: un prodotto che non è mai perfetto di per sé, ma cerca continuamente di crescere e migliorarsi, aspirando alla perfezione come ideale senza mai raggiungerla.

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