Il Giappone antico nell’opera di Felice Beato

Felice Beato è un fotografo italiano e britannico che ha operato soprattutto nella seconda meta dell’ottocento in Oriente. In un periodo in cui la fotografia muoveva i primi passi, Beato si affermò soprattutto documentando situazioni di conflitto nei vari teatri di guerra internazionali. Scattò in India durante le ribellioni del 1857, nella guerra di Crimea e in Cina durante le guerre dell’Oppio. Il suo lavoro viene considerato come uno dei primi esempi di fotogiornalismo e di reportage di guerra.

Nel 1863 si stabilì infine a Yokohama, Giappone, dove aprì uno studio di fotografia insieme a Charles Wirgman. Nell’arco di circa vent’anni lo studio produsse fotografie del popolo di tutto il paese, che in quel momento stava attraversando un periodo di profondo cambiamento chiamato “Rinnovamento Meiji”. Per la prima volta in duecento anni la nazione del Sol Levante si apriva alle influenze esterne.

Felice Beato ebbe l’opportunità di documentare il modo di vivere e la cultura di una nazione dalla storia millenaria. Creando uno spaccato della società del tempo e della morente classe guerriera dei Samurai, che venne abolita e smantellata definitivamente dopo la Ribellione di Satsuma (raccontata in forma romanzata nel film “L’Ultimo Samurai”).

Membri del clan Satsuma durante la ribellione, 1877

Le fotografie di Beato rappresentano un documento storico di inestimabile valore e spaziano in tutti gli strati sociali, passando per i contadini e lavoratori più umili, i mercanti, le raffinate Geishe e l’aristocrazia guerriera. La scuola di Yokohama influenzò profondamente il panorama della fotografia e la sua eredità è oggi presente in vari musei in tutto il mondo.

In un epoca in cui la tecnica fotografica aveva grandi limitazioni, soprattutto legate ai lunghi tempi di esposizione. Beato riuscì a creare delle ottime composizioni con un sapiente uso della geometria nell’inquadratura e soprattutto grazie alla innovativa tecnica di colorazione manuale. Gli scatti erano infatti stampati in bianco e nero e solo successivamente colorati a mano con tecniche di acquarello Giapponese.